In giardino,  Ortensie e acidofile,  Perenni

Azzardi

Adoro le hydrangee e le acidofile e fortunatamente il mio giardino mi permette di poterle coltivare senza fatica (sono pigra, si sa).

Negli anni scorsi tra mi sono trovata a dover spostare, mio malgrado, una siepe di una decina di macrophylla che era stata collocata in posizione troppo soleggiata da chi mi aveva preceduto che, per tale motivo, ogni anno si arrostiva al sole.

Avendo un giardino grande ho trovato senza difficoltà una nuova collocazione per loro, riuscendo a ricoprire con buon risultato una scarpata ripida, che io trovai tappezzata di edera qualche anno addietro e che, una volta ripulita, si era rivelata arida, spelacchiata, soggetta a dilavamento e franamento del terreno. Era orribile, ma aveva il pregio di trovarsi sotto a pini e cedri che lo avevano reso nero e soffice: nulla di meglio per ospitare ortensie.

Subito una sfida però: sotto al terreno c’era e c’è ancor oggi un muro di pietre, interamente coperto. Cosa sia non l’ho ancora scoperto: difficile pensare ad un muro di contenimento, visto che è interrato, difficile pensare ad altro… forse una ghiacciaia usata nell’ottocento… chissà. Fatto è che questa presenza, utile per il drenaggio (siamo pur sempre in Emilia, e sotto allo strato morbido di terra inacidita, inizia lo strato compatto di terreno argilloso con cui le hydrangee non vanno molto d’accordo) mi ha complicato non poco la creazione delle buche di impianto. Certamente non potevo eliminare le pietre sia perchè non sono piccole, sia perchè non sapevo a cosa servivano: dovevo gioco forza girarci intorno.

Questa cosa si è rivelata però di aiuto perchè ho creato una sistemazione più naturale, cosa che a me d’istinto viene difficoltosa, abituata come sono a creare geometrie.

Fatto ciò, a distanza di un paio d’anni, verificato l’attecchimento delle ortensie e valutata la loro possibile dimensione finale, ho potuto verificare che erano presenti dei vuoti che, difficilmemte, in ragione della loro collocazione, sarebbero stati riempiti dalle ortensie una volta adulte.

Non potevo però piantare ortensie: troppo poco lo spazio per una pianta già radicata. Serviva qualcosa di piccolo che riempisse e, possibilmente, fosse diverso da loro.

Così nel corso di una delle tante letture, scoprivo quasi per caso le deinanthe e me ne innamorai subito.

Sono erbacee perenni piuttosto delicate che necessitano delle stesse condizioni delle hydrangee: bisogna stare attenti al ph, all’esposizione solare in quanto tendono a bruciare facilmente. Hanno le loro stesse necessità idriche. Non trovandone in Italia facevo un ordine all’estero.

Confesso che era un azzardo e ne ero consapevole fin da allora. Ordinavo da un vivaio olandese, che spediva piante di dimensioni minuscole. Avrei avuto a che fare con un vegetale piccolissimo e per di più delicatissimo: facile crescere in montagna a 600-700 metri, difficile farle crescere a 140 metri, laddove le estati torride, il vento caldo che spesso soffia in Emilia mettono a dura prova molti arbusti.

Eppure, piantate nella primavera del 2016, da un vasetto di 7 cm di lato, hanno superato l’estate terribile del 2017 e ora stanno diventando dei graziosi cespuglietti.

Essendo erbacee perenni ogni autunno seccano le foglie e spariscono. Ogni primavera rispuntano puntuali per la mia gioia. Attualmente sono alte circa 30-40 cm, che per me è già un miracolo, viste le dimensioni di partenza, ma dovrebbero raggiungere nel giro di qualche anno, con tutta calma, visto che sono a crescita lenta, l’altezza e la larghezza di 60 cm, riempiendo quindi perfettamente i vuoti tra le ortensie.

Purtroppo il caldo di un paio di settimane fa ha leggermente bruciato le punte delle foglie, ma per fortuna non paiono soffrirne molto anzi, proprio per nulla. Sempre di azzardo si tratta… Credo che la fioritura durerà ancora poco, ma non posso lamentarmi è durata quasi tre settimane…

Questa da me scelta è la Deinanthe Bifida x cerulea Blue Bird, ma ce ne sono anche altre e… sorpresa, ora si trova in commercio anche presso qualche vivaio italiano.

Ah, dimenticavo: la siepe di ortensie? Eccola qui, o meglio eccone una parte

4 Comments

    • Mara Ferrari

      Per così poco… prego Patrizia. Ma non ci sono solo loro, ci sono anche le astilbe, che però io non riesco a far crescere bene (a dire il vero non ho capito perchè…) e poi la Platycrater Arguta, piccolo arbusto, che dovrebbe raggiungere le stesse dimensioni ed è da primo piano ma può crescere bene anche in vaso. Io non lo possiedo… chissà magari un giorno il mio giardino mi regalerà uno spazio per lui. A presto

      • Patrizia

        Ciao Mara, con le astilbe anch’io non vado molto d’accordo! Alla fine sto riempiendo con le ortensie che aumentano di anno in anno…il problema è più in primavera quando ancora non hanno sviluppato tutto l’apparato fogliare e non c’è niente di fiorito!

        • Mara Ferrari

          Ciao Patrizia, in effetti hai ragione, e ti confesso che questa risposta scatenerà uno dei prossimi post… Io sto risolvendo con le violette, che si autodisseminano ovunque e creano un gradevole effetto, e con gli ellebori. Hanno necessità simili in fatto di esposizione. Li ho inseriti da un paio d’anni sia tra le ortensie che davanti ad esse, a seconda della dimensione delle ortensie. Devo dire che l’effetto mi piace molto. Ho curato bene l’irrigazione il primo anno, bagnandoli quando necessario. Li ho inseriti anche dove le ortensie hanno l’ala gocciolante, ma in questo caso non li ho dotati di gocciolatoi, preferendo intervenire io. In questa zona adesso che si sono stabilizzati non li annaffio proprio, si accontentano di ciò che trovano e non soffrono la sete.

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