In giardino,  Ortensie e acidofile

Non toccate quelle ortensie parte prima: hydrangea macrophylla

 

 

Credo che la mia passione per il giardinaggio e per le hydrangee, da sempre note a tutti con il nome di ortensie, sia nata dal giardino di mia nonna. Era a dir poco minuscolo, due fazzoletti di terra stretti e lunghi che dividevano il suo piccolo cortile dalle proprietà vicine. Ebbene, lì dentro c’era un universo vegetale. Si poteva trovare di tutto: tagete, dalie, impatiens, aucube, bergenie e le immancabili ortensie.

Ne aveva un cespuglio enorme, di colore rosa, a fiore globoso, che per qualche anno, come per magia, almeno allora mi sembrava così, erano state di colore lilla violetto per poi ritornare di colore rosa.

Ne ero affascinata. Stavo a guardare per ore quei petali rosa che contenevano minuscoli fiorellini, intervallati da fiorellini senza petali…

Era un cespuglio quasi invadente. Lei lo aveva collocato in prossimità del cancello e tutti coloro che passavano da lì in estate rimanevano estasiati. In verità, qualcuno aveva provato ad adombrare l’idea di una potatura contenitiva, ma l’occhiataccia di che ne aveva ottenuto in risposta lo aveva fatto immediatamente tacere.

Eh già, perché le ortensie, o meglio le hydrangee macrophylla, come quella che aveva lei, non si potano.

Per lungo tempo mi sono chiesta perché non la toccasse mai, se non per ottenere talee da regalare ad amiche e parenti. A distanza di anni ho scoperto il motivo, che lei conosceva grazie all’osservazione della sua ortensia: le macrophylla fioriscono sui rami che si sono formati nell’anno precedente. La potatura, che consisterebbe proprio nell’accorciamento di quei rami, impedirebbe il formarsi dei fiori.

Quindi cosa fare? Praticamente nulla, specialmente in questa stagione. Io aspetto solitamente la fine di febbraio quando, almeno in teoria, il pericolo delle gelate dovrebbe essere scongiurato e elimino unicamente i fiori secchi, che ho lasciato fino ad allora sulla pianta. In questo modo riesco a per proteggere le gemme sottostanti i fiori dalle gelate tardive. Saranno queste gemme infatti a portare i fiori per la stagione che verrà.

Elimino anche la prima coppia di gemme immediatamente sottostante, se mi sembra improduttiva. Se ho dubbi, come spesso mi accade, aspetto ancora e vedo come si sviluppano dopo un mesetto. Potrebbero infatti partire un po’ più tardivamente oppure non fare nulla. In ogni caso, faccio sempre in tempo a tagliare in un secondo momento quella porzione di ramo. Se invece ho già tagliato, magari  ho fatto un danno.

Certamente non tocco gemme apicali come queste. Anche se sono ancora magrine, confrontandole con gemme laterali capisco che sono già cicciotte: al loro interno si stanno sviluppando i fiori che sbocceranno a giugno.

Alcuni testi, manuali, esperti, dicono che le piante vanno ringiovanite, eliminando i rami molto grossi e legnosi, permettendo così la formazione di getti nuovi.

Nel mio giardino non l’ho mai fatto. Possiedo ortensie con rami di qualche centimetro di diametro estremamente vitali e fioriferi. Se li eliminassi eliminerei buona parte della fioritura e della bellezza di quella pianta. Perché anche i tronchi delle ortensie hanno, almeno per me, un fascino incredibile. Ruvidi, a tratti squamosi, di varie sfumature di grigio.

Anche non eliminandoli, queste piante continuano ad emettere nuovi getti dalla base, diventando sempre più grandi.

Il risultato? Giudicate voi. Buon giardinaggio

 

Foto di Mara Ferrari

 

16 Comments

  • mariantonietta rizzello

    desidero ringraziarla ho letto il suo articolo cosi interessante e piacevole, seguiròle sue indicazionii nella speranza di riuscire ad avere anche io dei cespugli di ortensie…..approfitto per chiederle, se posso, un consiglio: ho una ortensia quercifolia, le cui foglie dopo la fioritura purtroppo si bruciano sui bordi perdendo così il bellissimo colore bronzeo autunnale che tanto mi piace,
    Approfitto per farle gli auguri per il blog da poco aperto. Cordiali saluti.

  • Lidia

    Grazie per questo articolo, i consigli derivati dall’esperienza sono sempre i migliori. In effetti tutti fremono nel voler potare le loro ortensie ed io fatico a far capire che non lo devono fare…

  • gianfranco baraghini

    io ho un approccio simile con qualche differenza che descriverò a breve nel sito http://www.raccontieortensie,it. (sito in corso di ristrutturazione). Volevo però evidenziare ed apprezzare un aspetto particolarmente interessante del tuo post. Oltre che descrivere il tuo approccio alla potatura mostri i risultati (la ultima foto ) a dimostrazione che il tuo metodo ha una sua efficacia. Credo che questo sia importante ed è quello che proporremo con il progetto Qualità in giardino. Ci hai anticipato complimenti.

  • Lorenza

    É stato un piacere leggere del giardino della nonna,. mi riporta a quello della mia mamma e nonna , Stessa dimensione, ma un’esplosione di ogni sorta di fiore …
    Seguirò il prezioso consiglio !

  • Mario Milan

    Sono felice di entrare a far parte di questa giovane … confraternita delle ortensie.
    Mi sono avvicinato a questo mondo poco conosciuto da qualche anno e mi rendo conto di avere avuto un approccio bulimico: volevo possedere più varietà possibili
    Trascurando l’aspetto della conoscenza della singola varietà e tralasciando la “fatica barbosa” della catalogazione. Ora mi trovo una miriade di piante messe a dimora partendo da talea radicata ma anonima. L’effetto Arlecchino non mi dispiace, ma mi auguro di trovare la forza e il tempo di creare delle macchie monocromatiche di 20-30 ortensie della stessa varietà. Ho in effetti a disposizione un ragguardevole spazio con ampie radura. Per pianificare la cosa, mi avvarro della consulenza di Gianfranco Baraghini, che della qualità ISO è un esperto.
    Per quanto riguarda la potatura delle macrophylla, da neofita, sarei della scuola di pensiero del “ringiovanimento annuale della pianta” Alla prossima.

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