In giardino,  Perenni

Viste da molto vicino

Sono due anni che aspetto di scrivere queste poche righe. Perché due anni? Perchè volevo essere sicura di avere sperimentato adeguatamente prima di raccontare la mia esperienza. Troppe volte ho letto giudizi entusiastici su perenni che dovrebbero essere resistentissime alla siccità in ombra secca e così non è stato. Troppe delusioni, troppi soldi spesi inutilmente per piantare erbacee che in realtà da me si comportavano come idrovore o quasi. Oppure pativano il caldo con le stesse conseguenze: avevano sempre sete. Troppo spesso mi sono affidata a testi e descrizioni mutuate pari pari da volumi di giardinaggio anglosassone che descrivono realtà completamente diverse dalla mia e l’esperienza si è rivelata quantomeno deludente.

Partiamo dall’inizio.

Nel mio giardino ci sono parecchie zone di ombra secca ed alcune sono davvero aride: mi riferisco alle zone sottostanti i taxus baccata e la sequoia, vere e proprie idrovore che asciugano il terreno lasciandolo secco e quasi polveroso.

Sotto di loro fino ad otto anni fa cresceva solo edera, rigogliosissima e verdissima edera. Quella cresce in ogni condizione. Inutile dire che ha avuto vita breve ma, eliminata lei, le aiuole erano nude, solo terra secca, di un indefinito colore grigiastro. Non molto bello a vedersi e dopo breve tempo ancor più brutto perché iniziava a coprirsi di orrende erbacce. Eh già, perchè le erbacce crescono sempre, ovunque e comunque. Niente le ferma. Crescono anche in inverno quando tutto o quasi va a riposo.

In quella porzione del giardino non potevo neanche pensare di seminare erba, troppo fitto il reticolo di radici che creano queste conifere, mai sarebbe cresciuta, se non con copiosissime irrigazioni – e forse neanche con quelle. Dovevo però trovare una soluzione perché iniziavo a stancarmi di strappare le orrende malerbe senza avere qualcosa di aspetto gradevole in cambio. Non mi bastavano le camelie che in quella zona avevo piantato e che se la cavavano bene (ovviamente dotate di irrigazione a goccia, altrimenti non avrebbero retto neppure lo spazio di un mattino) perchè non essendo tappezzanti (ovviamente) comuque il problema non era risolto.

Iniziavo a guardarmi intorno e a cercare perenni con ridotte necessità idriche e al contempo capaci di coprire la nuda terra e riempire di verde quelle aiuole senza dare troppa noia agli alberi. Purtroppo non potevo ampliare l’impianto di irrigazione – e sinceramente non aveva neanche un gran senso in quella zona. Dovevo trovare qualcosa di tappezzante e, forse, turarmi il naso se non avesse appagato il mio gusto estetico ma si fosse rivelato idoneo allo scopo.

Dopo oltre due anni di ricerca ed avere scartato l’ophiopogon perchè la sua crescita è di una lentezza esasperante, il mio dito si puntò su due perenni: l’heucherella quick silver e la reineckea carnea (di quest’ultima ho impiegato tre giorni per impararne il nome, e ancora oggi facilmente lo dimentico). Dopo essermi adeguatamene documentata ed aver letto per entrambe caratteristiche e necessità su più siti e in varie pagine di produttori e non, pensavo di potere inserire ed affiancarle. Pur non essendo anch’esse a crescita rapidissima (perchè parliamoci chiaro, la quick silver è sempre una heucherella, quindi tanto veloce a crescere comunque non lo è) facevo affidamento sulla loro declamata resistenza al secco, una volta ben installate, e sulla loro capacità di emettere stoloni per propagarsi, nella speranza di raggiungere una adeguata copertura delle aiuole nel giro di pochi anni.

A settembre 2017 acquistai quindi alcuni vasi di entrambe le perenni e le misi immediatamente a dimora, irrigate adeguatamente sia all’impianto che nei mesi successivi. Ma già a distanza di breve tempo una delle due ahimè non manteneva le promesse.

Purtroppo ancora una volta nel mio giardino, come forse in ogni angolo verde, l’esperienza è l’unica cartina di tornasole. Chi ha resistito? L’heucherella pur se dichiarata da più parti come longeva e resistente, tanto che i siti di numerosi produttori affermano che presenta scarsa e si propaga bene per stolone, è pressochè scomparsa, nonostante le irrigazioni e le preghiere. La reinceckea carnea è ancora lì, e prospera anche piuttosto bene.

Devo confessare che il primo anno non è cresciuta molto, ma da lì in poi si. Le singole piantine erano state interrate ad oltre 50 cm l’una dall’altra, sia perchè la superficie da coprire era abbastanza vasta e non avevo acquistato tantissimi esemplari, sia perchè comunque dovendo fare i conti con le solite radici superficiali, dovevo anche riuscire a trovare un punto del terreno in cui potevo affondare la vanga senza fare danni agli alberi.

Ebbene, nonostante le difficoltà, la competizione radicale e la spiccata aridità, la reineckea carnea sta colonizzando allegramente l’aiuola che le avevo dedicato e sto prelevando campioni piccoli per portarli nelle aiuole accanto, per ridurre i miei interventi di diserbo manuale.

E così, ora lei è una delle perenni più affidabili del mio giardino.

Come si vede dalle foto, questa perenne originaria di Cina e Giappone presenta queste foglie verdi allungate, con portamento delicatamente ricadente, sempreverde (evviva non sparisce neppure in inverno… la perfezione o quasi) e fiorisce formando delicate spighe rosa su cui si aprono più fiorellini.

Quando però? Bella domanda. Alcuni produttori parlano genericamente dell’autunno, altri a far tempo da agosto. Nella mia esperienza questa delicata (solo all’apparenza) perenne in fin dei conti lo fa quando ne ha voglia – o forse quando le temperature scendono sotto ad una determinata soglia? questo non l’ho ancora capito. Se infatti il primo anno non ha prodoto nulla, complice credo il trapianto, dall’anno successivo fioriva da ottobre inoltrato e quest’anno ancora dopo: le sue corolle hanno iniziato ad aprirsi nella seconda metà del mese di novembre mostrando delicati fiorellini rosa con stami gialli. Ancora adesso ha molti boccioli chiusi che, credo non si apriranno, visto che stanotte ha nevicato.

Presenta un unico difetto: a differenza dei liriope muscari a cui assomiglia molto, gli steli floreali non si elevano al di sopra delle foglie e bisogna andarli a cercare. Non lo sapevo e, sinceramente, ci sono rimasta un po’ male perchè questa notizia non l’avevo proprio letta e le foto in rete erano vaghe. Solo recentemente il sito internet di un noto vivaio descrive queta caratteristica.

Nonostante ciò, se si ha pazienza e voglia di chinarsi e guardarli da vicino, regalano una delicata visione di fine autunno

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