Un roseto: un museo a cielo aperto
Tutti noi appassionati delle rose conosciamo, almeno per nome e per fama, il Roseto Botanico Gianfranco e Carla Fineschi.
Ma c’è chi lo conosce meglio di altri. Questa persona è Bruna Tadolini, donna di scienza di fama internazionale che, dopo diverse esperienze da ricercatrice negli Stati Uniti e in Italia, ha insegnato Biochimica e Biologia molecolare presso le università di Bologna e Sassari, ed ha pubblicato oltre 70 articoli su riviste internazionali e numerosi libri, l’ultimo dei quali si intitola “L’Evoluzione al femminile. Il contributo delle femmine all’evoluzione dell’Homo sapiens”.
In realtà Bruna Tadolini non è solo questo. Lei è grande appassionata e conoscitrice anche delle rose, è colei che ha dissipato dubbi e sciolto dilemmi sull’identificazione della Variegata di Bologna, che ha permesso la rinascita dell’interesse per le rose italiane, che rischiavano di cadere nell’oblio soppiantate da altre varietà più di moda.
Di lei ha già parlato Giulio Baistrocchi nel suo blog Meconopsis – Todo en la Vida se puede. Ma trattandosi di persona così interessante e colta, non potevamo esimerci dal parlare di lei, cercando tuttavia di farlo da un diverso profilo e puntado il focus sul Roseto Botanico Gianfranco e Carla Finerschi, del quale ci fornisce questo piacevole affresco.
Nel mondo esistono molti giardini in cui sono concentrate la bellezza e la storia delle rose.
In essi le rose non sono solo soggetti, ma anche oggetti usati per produrre un ambiente desiderabile. Sono giardini fatti per piacere a chi li possiede e a chi li visita poichè son luoghi del cuore che toccano le corde dell’emozione e dell’emulazione.
Poi c’è l’unicità: il Roseto Botanico Gianfranco e Carla Finesch, dove si possono ammirare circa 6.500 delle 44.000 “varietà” di rose ad oggi descritte, e ciò lo rende il più grande roseto privato nel mondo.
Si trova in Italia, a Cavriglia in provincia di Arezzo, ed è visitabile dalla prima domenica di maggio all’ultima di giugno.
E’ unico non per il numero delle rose, che lo rendono secondo nel mondo dopo il solo roseto pubblico di Sangerhausen in Germania, ma perchè non è un giardino del cuore.
Essendo unico è difficile descriverne la natura e la funzione: lo si può fare paragonando le rose ai capolavori dei grandi maestri del colore.
Originariamente i loro dipinti erano oggetti che “vestivano” o le pareti di grandi palazzi per dare piacere ad alcuni, o quelle di grandi e piccole chiese per indottrinare molti.
Oggi centinaia di migliaia di visitatori vanno nelle mostre e nei musei non per ammirare l’ambiente ricreato dai quadri o il messaggio che essi contenevano, ma i quadri stessi.
Ecco, il Roseto Botanico Gianfranco e Carla Fineschi è il luogo in cui si va ad ammirare questi capolavori viventi del colore, poichè è un proprio museo, anche se a cielo aperto.
Camminando fra le sue aiuole è come ripercorrere la storia di un’arte figurativa vivente: le rose botaniche sono come i graffiti preistorici, le rose damascene gli affreschi bizantini, le rose doppie portate dall’India e dalla Cina dai mercanti i quadri del ‘600 e del ‘700, l’enorme varietà delle rose ottenute dagli ibridatori europei i quadri dei movimenti pittorici della seconda metà dell”800…
Merita una visita il più colorato e profumato museo del mondo!
E per chi volesse intanto conoscerlo virtualmente, in attesa di una visita di persona, vi mando questo link: http://www.rosetofineschi.it
One Comment
Tiziana
Ci sono stata due anni fa, al giardino Fineschi!
Bellissime rose, ma forse lo avrei concepito in un altro modo.
In effetti è un museo sulle rose ed ho preso molto appunti sul portamento delle varie specie!
Grazie per il reportage, magari un giorno pubblicherò le mie foto sul blog o su Facebook 😉
Ciao Mara!
Titty